Ho iniziato a fotografare in giovane età, probabilmente per compensare la mia dislessia, diagnosticata soltanto tantissimi anni dopo.
La fotografia era, ed è ancora, il mezzo da me preferito per comunicare, perché tocca le corde dell’anima dell’osservatore, o almeno è ciò a cui io aspiro. La mia prima fotocamera è stata una Polaroid, che negli anni ‘70 rappresentava l’alta tecnologia, permettendo di vedere l’immagine scattata soltanto dopo alcuni minuti.
Crescendo ho voluto approfondire lo studio della fotografia e della cinematografia per apprendere la tecnica. Soltanto terminata questa fase di studio ho iniziato a fare una ricerca personale, più creativa, o come si usa dire fine art. Per questo posso affermare con certezza che, per me la fotografia è un pretesto per scoprire me stesso, per sperimentare, per emozionarmi e per emozionare...
Ho avuto l’opportunità e la fortuna di approfondire la ricerca creativa con tre grandi maestri della fotografia mondiale, completamente differenti tra loro, sia caratterialmente sia artisticamente, ma che, per puro caso – ma io non credo al caso– hanno tutti il cognome che inizia con la effe:
Franco Fontana, Larry Fink e Joan Fontcuberta. Per questo mi piace pensare che la mia fotografia sia una sintesi di loro tre!